Nella sindrome da intestino irritabile (IBS) il peggioramento dei sintomi postprandiali, come anche reazione avverse a uno o più cibi sono un aspetto comune e un’intolleranza ai cibi self-reported è associata con molti sintomi e con una ridotta qualità della vita (1). Numerosi pazienti con IBS riferiscono una intensificazione dei sintomi correlata all’introduzione di cibo che può essere in parte dovuta ad una vera e propria intolleranza, ma dall’altra parte può essere legata ad una ipersensibilità viscerale o a modificazioni del microbiota intestinale (2).
Il microbiota intestinale può essere significativamente modificato dall’introduzione delle fibre e di oligosaccaridi fermentabile, nonché disaccaridi, monosaccaridi e polioli definiti dall’acronimo FODMAPs. I cibi ad alto contenuto di FODMAPs includono quelli con eccesso di fruttosio, fruttani, sorbitolo e raffinoso.
Una dieta ad alto contenuto di FODMAPs determina un’aumentata produzione di gas e una distensione colica da fermentazione batterica e incrementa la quantità di acqua nel piccolo intestino dovuta ad un alto carico idrico.
L’ipotesi che una ridotta introduzione di FODMAPs possa migliorare i sintomi gastrointestinali deriva dall’osservazione clinica condotta in diversi studi.
Pertanto il percorso di esclusione di questi alimenti, deve essere condotto con il professionista di nutrizione, che guiderà il paziente anche nella successiva reintroduzione degli alimenti.
1. Massimo vincenzi, Barbara Paolini. Dieta a basso contenuto di FODMAPs. Attualità dietetica e nutrizione clinica. ADI 2014;6:44-47.
2.Tana C, Umsaki Y, Imaoka, et al. Altered profiles of intestinal microbiota and organic acids may be the origin of symptoms in irritable bowel syndrome. Neurogastroenterol Motil 2010;22:512-9.